Brescia Calcio piange la scomparsa di Mister Carlo Mazzone e si stringe attorno alla famiglia, alla moglie Maria Pia, ai figli Sabrina, Massimo e ai nipoti Iole, Alessio e Vanessa.
Carlo Mazzone, nato a Roma il 19 marzo del 1937, è stato allenatore di Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari (il primo allenatore della Presidenza Cellino), Roma, Napoli, Perugia, Livorno nonché del nostro Club dal 2000 al 2003.
Sor Carletto, grandissima persona e grandissimo allenatore detentore del record di 795 panchine in Serie A, nel 2000 arrivò a Brescia e prese in mano una squadra che veniva da stagioni altalenanti tra la A e la B. Dopo aver vinto l’Intertoto con il Bologna, Mazzone sfiorò l’impresa anche col Brescia, fermandosi in finale contro il PSG senza mai perdere. Inoltre raggiunse 3 salvezze in Serie A, un settimo posto e una semifinale di Coppa Italia.
Addio Mister, nostro condottiero, sarai sempre nel cuore di Brescia…
“E chi se lo scorda quel derby, poi proprio io che certe sfide ne ho affrontate tante, a Roma e non solo. E quel giorno nun me lo dimentico, magari ve sembro rimbambito ma nella mia capoccia ce sta tutto…”E’ che io lo capivo ad occhi chiusi quel che che succedeva, nun c’è bisogno de respirà… quelle so partite dove la tensione in campo e fuori sale alle stelle. Brescia-Atalanta non è mai una partita normale. Basta poco per accendere pericolose micce visto che le due tifoserie non si sono mai sopportate. Ma ve lo giuro, non volevo andarmi a cercà rogne, ma ciò che accadde sugli spalti mi fece stare male, mai viste e sentite certe cose in quasi 40 anni di carriera. Noi andammo in vantaggio con Baggio, forse festeggiammo troppo e infatti l’Atalanta ce ribaltò e si portò sul 3-1. In campo era una battaglia, ma mi dava più fastidio sentire già a fine primo tempo dalla curva dei bergamaschi i cori beceri che mi trafissero er core…Non lo accettai, me venne il sangue agli occhi… Dissi al mio vice Menichini: “Nun ce sto, nun ce vedo più, me stanno a fà impazzì de rabbia. Mo’ vado e li meno…Andai dal quarto uomo e gli dissi: “Stamme bene a sentì, tu devi scrivere tutto sul tuo taccuino, perché mo t’avviso che sto fuori de testa. Se pareggiamo scrivi tutto…Proprio in quel momento Baggio segnò il 2 a 3 e già lì fu difficile stà zitto. Mi rivolsi alla curva dell’Atalanta e mi scappo una frase: “E mò se famo il 3 a 3 vengo sotto lì da voi… Una minaccia più che una promessa. La partita volgeva al termine, ma con Baggio in squadra può succedere sempre di tutto. Ecco la punizione dal limite in pieno recupero. Me l’aspettavo, me stavo già preparando. Al gol del 3-3 in me fu una specie di blackout, cominciai a correre verso quella curva con il pugno chiuso, più correvo e più urlavo “Mo arivo, mo arivo…”